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Arte e fiscalità: il Decreto Omnibus rilancia il settore con l’IVA al 5%

Pubblicato il
09 Luglio 2025
IAMA Sales Professional

È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 30.06.2025 n. 149, il c.d. Decreto Economia o Omnibus (decreto-legge del 30.06.2025 n. 95) contenente disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali.

Di particolare interesse l’Art. 9, che prevede “Modifiche al regime del margine per la cessione di beni usati, di oggetti d'arte, di antiquariato o da collezione e applicazione dell'aliquota IVA ridotta”.

Al di là degli aspetti tecnici e di dettaglio, il provvedimento sostanzialmente riduce l’IVA sulla compravendita di beni artistici dal 22% al 5%, in ottemperanza alla Direttiva UE 2022/542, volta a creare un maggiore allineamento tra i regimi IVA degli Stati membri, entrata in vigore il 1° gennaio 2025.

L’Italia si colloca quindi, con questo intervento del Governo, tra i Paesi con la minore imposizione, dietro solo a Cina (3%) e Stati Uniti (0%), al pari di UK (5% su importazioni) e più bassa di Francia (5,5%) e Germania (7%).

L’obiettivo (o la speranza), è quello di dare un impulso al mercato dei beni artistici così come accaduto, secondo stime recenti, proprio in Francia, che rappresenta oltre il 50% delle vendite d’arte europee e tra il 6% e il 9% degli scambi globali, e in Germania, i cui volumi rappresentano circa il 2,5% dei volumi mondiali.

Ancora a Marzo di quest’anno, l’Osservatorio Nomisma rilevava come l’Industria dell’arte italiana, pur generando nel 2023 un giro d’affari diretto pari a 1,36 miliardi e stia attraversando una lenta (e quindi tendenziale e non congiunturale) contrazione, che ha coinvolto le 1.618 gallerie d’arte e i 1.637 antiquari attivi sul territorio nazionale, che hanno visto: un aumento dei costi operativi, cambiamenti nei consumi culturali e un sistema fiscale non allineato rispetto agli altri Paesi europei, con l’aliquota IVA più elevata a livello continentale.

Secondo le analisi svolte, considerando un effetto “moltiplicatore” del settore pari a 2,8 volte il fatturato, la riduzione dell’IVA al 5% potrebbe portare il volume d’affari a € 1,5 mld, con un effetto volano complessivo di € 4,2 mld.

L’effetto complessivo quindi dovrebbe essere quello di attrarre in Italia sia artisti stranieri che galleristi, che a questo punto non vedrebbero più il gap fiscale, ma l’opportunità commerciale, dando spazio inoltre agli operatori dell’indotto: trasportatori, restauratori, allestitori e, in maniera più ampia, art advisor, periti e assicuratori.


Articolo di: Sergio Pollini

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